Esterno
L’esterno della basilica di Santa Maria della Croce è una delle più splendide visioni del Rinascimento lombardo che sintetizza grazia e armonia in un disegno divinamente bello. E’ opera del genio di Battaglio (1), coadiuvato dal genero Agostino de’ Fondulis. Il santuario è organizzato orizzontalmente in quattro livelli segnati da trabeazioni spesso decorate da cornicette ad ovuli o a fogliami e verticalmente in sedici campi ospitanti formelle, finestre e ornamenti di vario genere. Sopra un basamento che corre lungo l’intero perimetro, il primo livello presenta specchiature rettangolari , poste in verticale, divise da lesene con capitello a segmento, che sorreggono una trabeazione.
Gli altri tre livelli sono disegnati in altrettante gallerie percorribili, mirabilmente traforate nel paravento esterno. La prima è formata da doppie specchiature divise da lesene trabeate, in ciascuna delle quali si apre una monofora arcuata poggiante su parapetto; il motivo prosegue anche nei paraventi dei quattro bracci della croce. La seconda galleria, la più solenne, è traforata con alte bifore arcuate, racchiuse in arconi poggianti su lesene con capitelli lineari decorati a fogliami, e reggenti una trabeazione con architrave e cornice a fogliette. I parapetti, a guisa di specchi, sono traforati a rosoncini in cotto con tre tipi di disegno : a ruota, a sole fiammeggiante e a figura geometrica complessa.
Interno
L’interno della basilica di Santa Maria della Croce si modula anch’esso su ritmi rinascimentali. L’aula è a pianta ottagonale, molto protesa in altezza, divisa in tre settori : il piano basso, il tamburo e la cupola. Otto grandi colonne poste negli angoli dell’ottagono, su alti piedestalli incorniciano gli arconi alternativamente di quattro altari e dei quattro bracci e sorreggono una doppia trabeazione, sulla quale s’innalza il tamburo i cui otto lati sono segnati da otto colonne angolari a candelabro poggianti sui pilastrini sottostanti.
Secondo i moduli rinascimentali le finestre sono poste all’altezza della seconda galleria esterna perché da esse si possa vedere il cielo. Molto sentita la verticalità della struttura, rimarcata dal susseguirsi in altezza degli elementi all’angolo dell’ottagono: colonne che diventano pilastrini, che poi tornano ad essere colonne per poi trasformarsi in costoloni. I quattro altari moderatamente rientranti nei quattro nicchioni posti nei lati obliqui, sono stati mirabilmente decorati a stucco su fondo rosato, nel 1585 probabilmente da Giovan Battista Castello. Sui segmenti del timpano siedono due figure femminili in stucco raffigurate in diverse posizioni e reggenti libri. All’interno delle nicchie appaiono figure di profeti. Gli affreschi di ciascuna cappella sono di Aurelio Gatti (4), datati 1585, salvo quelli della terza affrescata in toto da Carlo Urbino, autore anche della pala, mentre la doratura è di Ottavio Malosio. I soggetti commentano le singole pale d’altare che sono L’ADORAZIONE DEI PASTORI di Antonio Campi (1575)(5), L’ADORAZIONE DEI MAGI di Bernardino Campi (1575), LA SALITA AL CALVARIO di Carlo Urbino (1578) e la DEPOSIZIONE di Bernardino Campi (1575)(6). I lati ortogonali sono a pianta quadrata con quattro pilastri angolari che producono una forma a croce greca. Su di essi poggiano quattro arconi. Il corpo est è diviso in due piani. Quello sottostante contiene lo scurolo. Vi si scende con una scala di otto gradini in Rosso di Verona e tramite un portalino rinascimentale. L’ingresso centrale ha una moderna cancellata; ai fianchi si aprono due ingressi minori con cancelletti settecenteschi in ferro battuto e guarnizioni in ottone. Lo scurolo è un ambiente rettangolare con soffitto a padiglione che forma una serie di lunette con raffigurati gli Apostoli. Le due lunette della parete di fondo sono coperte da due epigrafi che ricordano i restauri del 1990 e la visita del Papa nel 1992. L’ altare del centro è un blocco unico in marmo di Carrara opera di Pietro Danieletti del 1750, è affiancato da due balaustre anch’esse del ‘700 con balaustrini in Rosso di Verona e le parti lineari in Botticino che chiudono il luogo sacro dell’apparizione. Nella volta il Parravicino (7) ha affrescato, dopo il 1721, LA GLORIA DI CATERINA ( la Madonna l’accoglie in cielo tra numerosi angeli), all’interno di una cornice a ricche quadrature. Sul fondo troviamo il nicchione in legno allestito nel 1747 da Alessandro Arrigoni con la raffigurazione dell’Apparizione. Nel soffitto del palco, due putti sostengono un drappeggio verde aperto a sipario; nella scena, le statue della MADONNA INCORONATA e di CATERINA DEGLI UBERTI. Caterina è inginocchiata in atteggiamento di invocazione: la mano destra recisa è posata su un cuscino. Al centro un angioletto tiene fra le mani una copia della spada del Contaglio ( l’originale è conservato nel museo della basilica). Al piano superiore del braccio est, molto sopraelevato sull’aula della chiesa, si sale mediante due scale ruotanti dall’esterno verso l’interno con 13 gradini in marmo Rosso di Verona accompagnate da una bella ringhiera settecentesca a greche e medaglioni in ottone.
Esternamente all’attacco delle scale si trovano due pulpiti in marmo di stile moderno (1956) poggiati su capitelli antichi (del XIII – XIV secolo) opera dell’arch. Amos Edallo (1908-1965). L’altare maggiore, proveniente dal Duomo di Crema (1956) è ricco di marmi e rilievi dorati con al centro un ovale di lapislazzuli. Il tabernacolo, a forma di tempietto è in bronzo dorato; sopra, agganciata alla parete, troviamo la tavola di Benedetto Diana (8) (L’ASSUNZIONE DELLA MADONNA) commissionata nel 1501 ed eseguita qualche anno dopo. Il braccio nord è stato interamente affrescato da Giacomo Parravicino nel 1721, che – su indicazione dei Carmelitani – vi ha raffigurato LE STORIE DI MOSE’. Il braccio sud è invece firmato dai fratelli Giuseppe Giovanni Antonio Torricelli (9), è datato 1762 e narra LE STORIE DI DAVIDE. Il braccio occidentale del santuario si apre con un arcone e ai lati due acquasantiere, negli intradossi delle imposte, la nicchia del Sacro Cuore ( statua in gesso del ‘900) e quella lignea di SAN MASSIMILIANO KOLBE è della Scuola del Beato Angelico di Milano, datata 1987. Sul fondo del braccio la bussola d’ingresso e, nella parte superiore, l’organo della metà dell’800 forse della Ditta Giuseppe Bernasconi di Varese. La balconata in noce è del ‘700 e presenta sulla facciata cinque formelle intagliate intervallate da sei pilastrini con putti in funzione di cariatidi. Nella parete nord del braccio troviamo il Battistero e sopra una tela del BATTESIMO DI GESU’ attribuita a Tomaso Pombioli ( sec. XVII). Nella parete sud della cappella troviamo due epigrafi : la prima del 1837 ricorda l’incoronazione della Madonna e la seconda del 1852 la consacrazione del santuario, ambedue per mano del vescovo Giuseppe Sanguettola. Il secondo e terzo livello della basilica, architettonicamente ancora rinascimentali, presentano una globale decorazione settecentesca. Il cornicione e la cupola sono stati interamente affrescati nel 1702 da Giacomo Parravicino e quest’ultima è divisa in otto vele all’interno delle quali è dipinto IL TRIONFO DELLA CROCE. Una schiera di angeli fra nubi e circondati da un’infinità di putti, porta in gloria i simboli della passione di Gesù. Un corpo rettangolare settecentesco di raccordo collega la basilica quattrocentesca all’angolo nord-est del convento posto ad occidente. In fregio all’angolo del convento s’innalza il campanile della basilica, costruito presumibilmente assieme al convento stesso che, iniziato nel 1709, si stende sull’intero lato ovest della piazza antistante, con l’epigone della moderna Casa del Pellegrino. Otto sono le campane del concerto, di cui tre del 1747 e cinque del 1851 della Ditta Crespi di Crema, ogni campana presenta una figura di santo, la data di fusione, la dedica e l’autore. L’ultima impresa artistica che ha interessato la basilica è il ciclo dedicato a MARIA MADRE DELLA CHIESA, dipinto a tempera, dal pittore cremasco Rosario Folcini (10) nel soffitto a padiglione della vecchia sacrestia.