Nato nel 1929, è un pittore che dipinge pregando e prega dipingendo, arricchendo di straordinaria intensità spirituale le sue opere. Ha lavorato anche nove ore al giorno per realizzare il ciclo di Santa Maria della Croce, dedicato a MARIA MADRE DELLA CHIESA, affrontando una vera e propria fatica fisica rimanendo sulle impalcature con le braccia levate per rimanere perpendicolare al piano di lavoro. Alla fine il risultato è eccezionale e il Folcini ne attribuisce l’intero merito solo alla Madonna : del resto la sua esperienza pittorica è stata prima di tutto una grande esperienza spirituale e di preghiera.
Nacque a Lugano nel 1710 e morì a Vercelli nel 1808; il fratello GIOVANNI ANTONIO nacque, sempre a Lugano nel 1760, ma non è nota la data della sua morte. Il primo era figurista, il secondo quadraturista e lavoravano in tandem. Ambedue fecero esperienze di lavoro in Svizzera, assorbendo i gusti del rococò europeo. Infatti il quadraturista Giovanni riuscì a diventare tra i più interessanti specialisti del genere nel settecento. In Italia i Torricelli hanno lavorato nelle 14 cappelle che limitano il sagrato e rappresentano la VIA CRUCIS della chiesa prepositurale di S.Giacomo a Roncaglia (1756); nella chiesa di Sant’Abbondio di Regolo, nella chiesa di Santo Stefano a Dongo. Decorarono anche una cappella e la calotta del presbiterio della chiesa parrocchiale di Bagnolo Cremasco. Nel santuario di Santa Maria hanno creato, nel 1762, un ciclo caratterizzato dal gusto settecentesco per il movimento e per il colore luminoso, ben diverso dalla staticità del Parravicino. Tale movimento lo troviamo soprattutto nei tre lunettoni, in particolare nelle scene dell’uccisione di Golia e di Assalonne. Le parti comunque più interessanti del ciclo di Santa Maria sono le quadrature di Giovanni.
Detto il DIANA, nato intorno al 1460 e scomparso nel 1524, era molto attivo a Venezia dove ottenne parecchie commissioni pubbliche. Di lui abbiamo una MADONNA CON SANTI E MAGISTRATI alla Cà d’Oro, una predella con LE STORIE DELLA VERGINE, una prima SACRA CONVERSAZIONE ( Madonna con bambino e San Girolamo) e una seconda ( Madonna con bambino e santi Battista e Girolamo); i volti di questi personaggi hanno molte affinità con quelli degli apostoli nella tavola dell’ASSUNZIONE DI MARIA nella basilica di Santa Maria della Croce, dipinta nella maturità artistica ( 1510 circa). Ricevette l’incarico anche di affrescare l’intero presbiterio di Santa Maria, ma lo portarono a termine, assieme allo scurolo, i suoi collaboratori. Il Diana fu allievo del Bastiani, poi si avvicinò ad Antonello da Messina, Giovanni Bellini e Vittorio Carpaccio, infine al Lotto e al Giorgione; dimostra nei suoi dipinti un’attenzione costante agli spazi e alle architetture di fine prospettiva, alle fisionomie selvatiche dei personaggi, al rigore formale e al colore estroso.
È un artista valtellinese, nato a Caspano nel 1660. Si formò all’Accademia Ambrosiana guidata allora da Antonio Busca, propugnatore di caratteri plastici nella pittura. Dipinse alcuni quadroni del SS. Sacramento e dei Miracoli di San Carlo per il Duomo di Milano ed in collaborazione con Bonola, Filippo Abbiati e Federico Bianchi s’impegnò per la decorazione della chiesa di Sant’Alessandro a Milano (1695). Qui si strinse il sodalizio con i quadraturisti Gerolamo e Giovan Battista Grandi creando un pool di artisti specializzati per grandiose decorazioni. I tre decorarono la volta parrocchiale di Chiuro (1698) e l’oratorio di San Michele presso San Calimero a Milano. Furono poi chiamati a Santa Maria della Croce in Crema dove realizzarono la volta, il loro capolavoro, quindi a Biumo Inferiore (1704)di seguito ancora a Crema per la decorazione della cappella del Crocifisso in cattedrale, andata perduta (1709). Parravicino tornò a Santa Maria nel 1721 ( i Grandi erano morti ambedue nel 1718) per dipingere il braccio nord.
( 1512 – 1591 ), non legato in parentela con i precedenti omonimi pittori, è autore di altre due tele nella basilica di Santa Maria :L’ ADORAZIONE DEI MAGI e LA PIETA’, anch’esse del 1575. Venne apprezzato a Crema per una tela eseguita nella Chiesa di Santa Caterina. Gli vennero così commissionate tre pale dell’altare di Santa Maria ( una delle quali LA DISPUTA AL TEMPIO non venne mai eseguita ). La sua è una pittura che punta al massimo della grazia e nelle sue opere troviamo una vivacità coloristica basata su una studiatissima orchestrazione delle pose e dei gesti delle figure.
( il padre Galeazzo, i figli Giulio, Antonio e Vincenzo ) costituirono una vera e propria dinastia di pittori cremonesi. Il card. Carlo Borromeo li privilegiò come promotori della sua riforma, caratterizzata da austerità e patetismo. Dipinsero molto a Cremona e Milano. A Crema arrivò solo Antonio che realizzò la prima delle quattro tele dell’aula ottagona di Santa Maria della Croce: L’ADORAZIONE DEI PASTORI, del 1575. Amante delle sperimentazioni, pone la scena in notturna intesa come tenebre di coscienza .
Figlio del più noto e dotato Bernardino Gatti dal quale ereditò il soprannome di Sojaro, nacque con ogni probabilità a Cremona nel 1556 e iniziò la sua carriera proprio al seguito del padre, impegnato nella città di Parma. Divenne la figura di primo piano tra la scomparsa di Carlo Urbino ( 1585) e l’inizio del XVII secolo. Ebbe diverse commissioni in tre principali luoghi : Romano di Lombardia, Soncino e Crema con tutto il suo contado. Morì nel 1602 all’età di 46 anni ed è sepolto in S.Sepolcro a Piacenza dove ha lasciato la sua ultima opera. Da ricordare in Crema, oltre l’intervento a S.Maria ( 1585-86), le tre tele di San Benedetto, le due CROCEFISSIONI ai Sabbioni e in San Bernardino di città dove troviamo anche un’altra pala. A Offanengo è conservato il suo ciclo del ROSARIO dove si avvale anche dell’uso di stampe.
è nato a Mozzanica nel 1948. Ha frequentato l’accademia Carrara di Bergamo, ma è la bottega che gli ha insegnato tutto. La sua è un’arte che possiede la forza dell’originalità e della comunicativa. Al centro della sua produzione artistica sta il tema religioso, espressione della sua forte tensione interiore. Versatile sia nel marmo che nel bronzo, Toffetti preferisce quest’ultimo. Ha iniziato la sua carriera nel cremasco, lanciato dal vescovo Manziana che nel 1980 gli affidò l’esecuzione dell’altare della cattedrale di Crema. Da qui è iniziata una lunga serie di lavori per le chiese cremasche: tra gli altri l’altare, l’ambone, il battistero e il grande Crocifisso-Risorto della chiesa di San Carlo. Una tipologia che sta particolarmente a cuore allo scultore bergamasco è il portone bronzeo.
Nel 1985 eseguì quello della chiesa di Cortenova di Martinengo (Bg), nel 1988 i tre della chiesa di Santa Cecilia a Vigevano e quella della parrocchiale di Bariano. Nel 1990 quelli della basilica di Santa Maria della Croce, nel 1998 quelli del santuario di Guanzate (Como). Nel 1992, in occasione della visita di Giovanni Paolo II, Toffetti allestì la cappella della casa del Pellegrino del Santuario di Caravaggio, ne seguirono commissioni per la Santa Sede e per la Cei. Nel 1993 gli venne affidata l’esecuzione della medaglia commemorativa del 15° anno di Pontificato di Giovanni Paolo II; nel 1994 l’intero presbiterio della cappella centrale del Policlinico Gemelli di Roma. Nel 1996 il battistero mobile in bronzo della Cappella Sistina, nel 1998 le anfore per gli olii santi, in argento massiccio, di San Pietro, nel 1999 l’ambone mobile per le celebrazioni papali. Nello stesso anno eseguì il monumento bronzeo della Conversione di San Paolo per la città di Damasco.